Immagine
 Trilingual World Observatory: italiano, english, română. GLOBAL NEWS & more... di Redazione
   
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Buongiorno a tutti, oggi smontiamo un altro luogo comune, un altro di quelli slogan, come quello della separazione delle carriere che ci vengono bombardati da anni e che molti finiscono per prendere sul serio proprio perché il martellamento ha questo di bello, lo diceva già Goebbels ripeti una bugia 10/20/30 volte, alla fine diventerà una verità, mi riferisco a quell’espressione incredibile di grande presa che è quella dei pentiti a rate o a orologeria, l’hanno ritirata fuori per cercare di screditare Gaspare Spatuzza, il quale avrebbe fatto delle rilevazioni non tutte subito, ma scaglionate nel tempo.

Imputati che parlano.

Intanto diciamo subito una cosa: chi sono i pentiti? Noi abbiamo creato questa categoria dello spirito, i collaboratori di giustizia, in realtà i pentiti non esistono, esistono semplicemente degli imputati che si comportano in modo diverso a seconda della loro scelta processuale, ci sono degli imputati che parlano e degli imputati che non parlano, tra gli imputati che parlano ci sono quelli che dicono la verità e qui che raccontano balle, è un diritto dell’imputato in Italia raccontare balle ai giudici, quindi non c’è problema, all’estero, in America c’è l’oltraggio alla Corte, ti danno una pena aggiuntiva se scoprono che hai pure mentito nel processo, perché?
Perché è assurdo consentire all’imputato di prendere in giro i giudici, hai il diritto di tacere sulle cose tue, negli Stati Uniti, per esempio, ma se parli devi dire la verità, da noi invece c’è il diritto di tacere e c’è anche il diritto di mentire, va beh pazienza, siamo generosi!
Quindi l’imputato può decidere di stare zitto, oppure di parlare e se parla può dire la verità o può raccontare balle, se l’imputato dice la verità e fornisce ai magistrati degli elementi utili per scoprire autori di reati che senza le sue parole non si scoprirebbero, ecco il collaboratore di giustizia che se appartiene a organizzazioni come la mafia, ‘ndrangheta o camorra che vivono dell’omertà dei loro membri e quindi già si sa che se un loro membro viola il giuramento del segreto e parla e denuncia reati di altri suoi complici oltre ai suoi, viene eliminato fisicamente e se non si riesce a eliminarlo fisicamente perché è ben protetto, si eliminano suoi familiari, vendette trasversali per farlo stare zitto o per farlo ritrattare, allora lo Stato decide che è conveniente per l’interesse pubblico, proteggere questa persona per vietare che venga eliminata o che venga eliminato qualche suo parente e è conveniente anche dare degli incentivi ai criminali delle grandi organizzazioni mafiose, terroristiche etc., perché essendo delle organizzazioni compartimentate e impenetrabili, spesso l’unico modo per scoprirne i segreti, gli arcani è quello di far parlare qualcuno dall’interno, ecco quindi la legislazione premiale, per i pentiti non l’abbiamo mica inventata noi, l’hanno inventata gli americani molto prima di noi e noi l’abbiamo, in parte, importata anche se la nostra è molto diversa.
Gli incentivi sugli Stati Uniti per i delinquenti che collaborano, arrivano addirittura all’impunità perché in America non è obbligatoria l’azione penale e quindi si può decidere di non aprire un processo nei confronti di un mafioso che collabora, questo mafioso non verrà mai condannato né processato per i suoi crimini e vivrà da incensurato per tutta la vita, protetto a spese dello Stato. Da noi invece c’è l’obbligatorietà dell’azione penale, quindi li si processa, se colpevoli li si condanna, ma si concedono delle attenuanti, degli sconti di pena stabiliti per legge in cambio della loro collaborazione, solo lì si riesce a convincerli e a rompere il vincolo dell’omertà e a superare la paura che comunque avranno sempre che l’organizzazione di cui facevano parte li raggiunga anche in capo al mondo e li elimini o elimini qualcuno dei loro parenti, è per questo che abbiamo la legge sui pentiti, legge che è stata poi codificata e perfezionata da Giovanni Falcone quando era al Ministero, legge che ha pagato con la vita Falcone, perché soltanto dopo la sua morte è stata perfezionata come la voleva lui e poi è stata snaturata nel 2001 dal centro-sinistra e centro-destra insieme quando si decise che i pentiti erano troppi, non i mafiosi erano troppi, i 30 mila mafiosi irriducibili, no erano troppi quei 1200/1300 pentiti che c’erano, quindi si decise di sfoltire e infatti ci sono riusciti, da allora non si è quasi più pentito nessuno, uno dei pochissimi della mafia vera che si sono pentiti è Gaspare Spatuzza, il quale è un pentito molto strano perché è molto più pentito dei pentiti normali, nel senso che non è un collaboratore di giustizia nel senso che ha fatto i suoi conti e ha capito che gli conveniva schierarsi dalla parte dello Stato, ha avuto proprio una specie di folgorazione religiosa, tant’è che ha avuto un percorso con il Vescovo de L’Aquila dove era detenuto, ha avuto la crisi mistica. Sta di fatto che comunque anche con la crisi mistica per chi ci crede e per chi non ci crede, bisogna comunque andare a verificare quello che uno dice, ci interessa a noi quando lo dicono? Personalmente a me non me ne frega niente di quando lo dicono, l’importante è che quando lo dicono, dicano la verità, il fatto che il pentito non dica tutto subito è umano, intanto prima ti raccontano le cose proprie e poi ti raccontano le cose degli altri, magari hanno degli amici carissimi che ne hanno combinate di tutti i colori e quindi per non fare la spia magari cercano di salvare qualcuno dei loro amici carissimi, mentre invece il pentito per avere la protezione e mantenerla deve dire tutto, poi mettetevi nei panni di uno che è stato mafioso per 50 anni, da quando aveva i pantaloni corti e deve raccontare tutto subito, magari non si ricorda tutto, magari gli vengono in mente delle altre cose mesi dopo, anni dopo, magari viene in mente al giudice di chiedergli una notizia che lui magari non si era ricordato oppure non era importante, non gli sembrava importante, invece il giudice ha scoperto delle altre cose e chiede delle conferme al collaboratore di giustizia e magari quello dice: ah già è vero, avevo sentito dire quella cosa o avevo visto quella cosa, non l’ho fatta io, non l’avevo raccontata, non me l’ero ricordata, il pentito ti serve sempre, lo devi proteggere sempre perché potrebbe venire utile in qualsiasi momento.
In America non c’è problema, quando il pentito parla, aggiunge, lo si sta a sentire, si verifica se è vero ok, se non è vero pazienza, in Italia abbiamo dal 2001 questa legge folle, la Fassino – Napolitano che ha tolto beneficio ai pentiti, ha tolto attenuanti e in più li ha obbligati a dire tutto entro 6 mesi, i primi 6 mesi sono decisivi, devono dire tutto almeno dettagliare l’indice delle cose che vorranno dire se non fanno in tempo poi a entrare nei particolari, bisogna sapere i titoli dei capitoli dei delitti che vuole affrontare, e se si ricorda qualcosa dopo? E se oggi un pentito dopo i 6 mesi decide per ragioni sue di rivelarci chi ha ucciso il Generale Dalla Chiesa, cosa facciamo buttiamo via? Stante così la legge è esattamente quello che prevede, dopo i 6 mesi non vale più.
Ci dicono che Spatuzza ha raccontato di quello che gli raccontò Graviano Giuseppe su Berlusconi, Dell’Utri e le stragi dopo i primi 6 mesi e questo non varrebbe, in realtà la Cassazione ha detto che i 6 mesi valgono per le cose che sai di tuo perché le hai fatte tu, non perché te le ha dette un altro, se le cose te le ha dette un altro le puoi dire anche dopo, ma in ogni caso per questa ragione, per avere detto cose su Berlusconi dopo i 6 mesi, contro il parere delle procure antimafia e della Procura nazionale antimafia, la Commissione del Governo presieduta dall’On. Mantovano ha negato il programma di protezione a Spatuzza, così chi volesse fare come Spatuzza già sa che certi nomi non li deve fare.

Zitto Spatuzza, zitti tutti.

E’ un sasso in bocca è un segnale a lui e agli altri, ma questa storia dei pentiti a rate è interessante perché ci viene sempre detto: negli altri paesi non si consente ai pentiti di raccontare le cose quando vogliono loro.
Al processo Andreotti venne a testimoniare Richard Martin, chi era? Era il Procuratore Federale di Manhattan che ha collaborato con Falcone nella megaindagine sul riciclaggio tra la mafia siciliana e la mafia americana detta Pizza connection e poi è diventato il rappresentante speciale degli US General Attorney e infine è diventato special assistent US Attorney presso la Procura federale del distretto meridionale di New York perché è importante Dick Martin? Perché Dick Martin ricevette le prime confidente di Buscetta nel 1983, Buscetta era detenuto negli Stati Uniti e poi fu estradato in Italia e cominciò a parlare con Falcone, ma prima di parlare con Falcone aveva già parlato con Dick Martin e a quest’ultimo aveva rivelato di sapere che Andreotti era uomo di mafia, perché l’aveva detto all’americano e non l’ha poi detto al giudice italiano? Perché in America non è obbligatoria l’azione penale e quindi lui aveva detto: qui lo dico e qui lo nego, le dico Andreotti ma lei non ci faccia niente perché tanto io… in Italia un giudice sarebbe obbligato a aprire un fascicolo su Andreotti, in America possono fregarsene tranquillamente e poi comunque non erano competenti i giudici americani nel giudicare Andreotti, quindi Buscetta ha confidato a Dick Martin, fin dal 1983, 9 anni prima di dirlo a Caselli e ai magistrati di Palermo, il nome di Andreotti, quando Falcone gli chiese di parlare di mafia e politica, Buscetta disse: meglio di no perché ci prendono per matti e ci mettono in manicomio e ci ammazzano tutti e due.
Decise di parlarne quando il sistema di cui Andreotti era uno dei perni, il prima Repubblica, crollò nel 1992 e quando Falcone morì, come risarcimento morale, lui Mannoia e altri cominciarono a parlare dei rapporti mafia – politica, questa è un’altra spiegazione del perché ogni tanto parlano a rate, ma cosa dice Dick Martin al processo Andreotti? Spiega com’è il sistema americano che prevede proprio i pentiti a rate, dice: già nel 1985 a una mia domanda sul livello politico di Cosa Nostra in Italia, Buscetta mi rispose: dico un solo nome Andreotti!
Da noi, spiega Martin, non esiste alcun obbligo di dire tutto e subito, ma solo l’obbligo di dire la verità, come mi insegnò Falcone, sviluppare la testimonianza di uno che è stato dentro un’organizzazione come Costa Nostra non è semplice, non è una cosa che si fa in una settimana o in un mese, quando uno ha vissuto come Buscetta 30 anni in Cosa Nostra, ci sarà un lungo periodo durante il quale si devono fare interrogatori, verifiche, anche in Italia Falcone non insisteva mai che qualcuno dicesse tutto subito, perché capita spesso che ci siano questioni, domande o informazioni che non sembrano rilevanti al momento e perché il testimone non può sapere tutto quello che serve al Procuratore, ma con il tempo possono venire fuori delle altre cose, delle altre domande, questo è il metodo utilizzato da Falcone anche con Buscetta, se dopo anni il collaboratore dice cose nuove, magari aprendo il discorso politico, per noi americani non fa differenza, se si parla di Cosa Nostra o di politica è sempre la stessa cosa, è sempre necessario fare le verifiche, ma non è proibita una testimonianza su un soggetto isolato anche se è stata resa dopo un lungo periodo.
Lo stesso Manganelli, oggi capo della Polizia, all’epoca Questore di Palermo, già capo del servizio centrale di protezione dei pentiti e dei testimoni disse al processo Andreotti: negli Stati Uniti ogni procuratore ha il suo pentito, cioè quello funzionale alla sua inchiesta, tant’è che il magistrato è definito prosecutor sponsor del collaboratore, con lui stringe un contratto, nessun altro giudice può utilizzare nel frattempo quel pentito, finito il processo se questi viene ancora richiesto fa un altro contratto, altrimenti esce di scena, sempre protetto.


Perché a Spatuzza è stata negata la protezione dal governo Berlusconi dopo che ha parlato di Berlusconi? Perché l’ha detto fuori tempo massimo? No, perché ha parlato di Berlusconi, ce la vogliono raccontare, ci vogliono dire che stiamo diventando come gli americani, la testimonianza di Dick Martin ci dimostra che il modello americano è esattamente quello che aveva importato Falcone in Italia e che abbiamo abbandonato grazie alla destra e alla sinistra infami che ci toccano in sorte nel 2001, non ce l’hanno con Spatuzza perché parla in ritardo, ce l’hanno con Spatuzza perché parla di Berlusconi, passate parola!

Fonte: BeppeGrillo.it

Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 

Un nuovo sito finanziario su Twitter… e non solo.Un laboratorio di idee dove incontrarsi, discutere, riflettere, per maturare una più completa comprensione delle dinamiche che muovono i processi economici ed i mercati finanziari.


 

Russia Incendi Centrali Nucleari


 Gli impianti nucleari sono sicuri. Estremamente sicuri.

 Allora sarà per un eccesso di zelo che i militari russi si stanno affannando da giorni a scavare chilometri di fossati intorno alle loro centrali, per difenderle dalle fiamme dell'incendio epocale che sta devastando la Russia, e a fare terra bruciata intorno ai reattori con enorme dispendio di forze (e di ansie). Le centrali insomma sono sicure: sono gli uomini ad essere a rischio.Come se non bastasse, il pericolo maggiore non è neppure l'estendersi degli incendi. Lo dice la stessa Open Joint Stock Company «Concern for Production of Electric and Thermal Energy at Nuclear Power Plants» («Rosenergoatom» Concern OJSC), la compagnia russa responsabile non solo della sicurezza dei reattori e dei livelli di radiazione, ma anche della produzione e della vendita dell'energia elettrica di 10 centrali nucleari , per una capacità totale di 23.242 MW. 
 In una nota del due agosto scorso, il gestore russo afferma che i pericoli arrivano dall'interruzione delle linee di approvvigionamento elettrico delle centrali. I danneggiamenti a cavi e tralicci inflitti dalle fiamme mettono infatti a rischio l'alimentazione dei sistemi delle centrali, che non possono sempre fare affidamento sul fatto che i generatori di emergenza si attivino in corrispondenza di ogni black-out.

 Andrei Ozharovsky - fisico nucleare laureatosi a Mosca, ecologista e scienziato rispettato e riconosciuto anche dalla stessa Rosenergoatom - rincara la dose.

« Le interruzioni nell'approvvigionamento elettrico e i guasti al trasformatore causano l'arresto di emergenza del reattore. Per un reattore, ogni regime di transizione è molto pericoloso, perché può portare a situazioni imprevedibili. E' esattamente ciò che successe a Chernobyl quando, dopo numerosi tentativi di accendere e spegnere il reattore, questo finì fuori controllo. »

 Fonti interne alla Rosenergoatom hanno confessato al sito web russo Bellona che, nonostante le rassicurazioni ufficiali, ulteriori arresti di emergenza potrebbero verificarsi nelle centrali nucleari di Kalinin, Balakovo, Novovoronezh e Rostov. Le riserve dalle quali viene prelevata l'acqua per i sistemi di raffreddamento delle quattro centrali si stanno riscaldando progressivamente, con temperature che raggiungono i 30 gradi Celsius, cosa che può causare problemi ai reattori. “Se la temperatura dell'acqua si innalza di altri due gradi, dovremo arrestare le centrali", è la fosca previsione del gestore russo.

 Non solo, riprende Ozharovsky, i reattori dipendono fortemente anche dal livello delle acque nei laghi e nei fiumi dai quali si approvvigionano, e periodi prolungati dicaldo torrido come questo, che da settimane soffoca la Russia Centrale con temperature al di sopra dei 40 gradi, abbassano l'asticella in maniera critica. Tra l'altro, la dominanza delle quote derivanti da fonti nucleari sul mix energetico russo rende estremamente pericoloso il fermo degli impianti, che oltretutto in situazioni di emergenza economica come questa, a causa del dilagare degli incendi, non potrebbero essere sostituiti da fonti energetiche di altra natura e lascerebbero così vaste aree dell'ex Unione Sovietica letteralmente al buio.

  Intanto, nuovi pericolosissimi incendi si sono sprigionati vicino all' All-Russian Research Institute of Experimental Physics, una struttura di ricerca nucleare che si erge a Sarov, nella regione di Nizhny Novgorod. Ed è proprio a Sarov che sono stati dispiegati molti mezzi militari, insieme a un centinaio di veicoli di varia natura, come treni e aerei anti-incendio, dopo che il 2 agosto violenti roghi hanno assediato il pianoterra del centro di ricerca che ospita alcuni reattori nucleari in un'area militare segreta adibita ad operazioni di ricerca e sviluppo. Inconvenienti talmente trascurabili da avere richiesto l'immediata presenza del numero uno di Rosatom, la corporation nucleare di stato russa, Sergei Kiriyenko, che è subito accorso sul luogo.


  Andrei Ozharovsky ricorda come il fattore di efficienza di una centrale nucleare non superi il 33%, ragion per cui i due terzi del calore prodotto dagli impianti deve giocoforza essere assorbito dall'ambiente circostante, il chè rappresenta un'impresa ardua in condizioni di calura estrema come quelle attuali. Già nel 2006, in condizioni climatiche simili, numerosi reattori europei e statunitensi erano stati spenti, mentre la produzione energetica di molti altri era stata notevolmente ridotta. La Francia, in quella stessa estate, dovette importare 2.000 megawatts al giorno per affrontare la crisi. Molti sono i paesi ad avere introdotto o adeguato norme chiare circa la temperatura massima consentita alla quale le acque di raffreddamento utilizzate dalle centrali nucleari possono essere scaricate, per evitare ultioriori rischi di tipo ambientale.

 Secondo Ecodefense!, gruppo ecologista russo, i piani di costruzione di nuovi impianti porteranno la Russia verso l'instabilità energetica e verso nuovi incidenti, i quali si intensificheranno, dato che le condizioni climatiche estreme sono attese con sempre maggiore frequenza. Appare ovvio, secondo Ecodefense!, che in epoca di importanti cambiamenti climatici, la produzione di energia deve fondarsi su fonti rinnovabili, che stanno diventando sempre più economiche e soprattutto sono sicure per le persone e per l'ambiente.

« Il governo russo si sta condannando con le sue stesse mani. E' solo questione di tempo prima che le correlazioni antropologiche con le mutazioni climatiche vengano provate definitivamente. Più il tempo passa senza che vengano prese le necessarie misure, più saranno ingenti le perdite economiche che dovrà affrontare », sostiene Vladimir Slivyak, co-responsabile di EcoDefense!

 Nel clima generale di garanzia verso la libertà di espressione che ormai accomuna sempre di più il nostro paese all'est europeo, meno di un anno fa Andrei Ozharovsky era stato arrestato ad Astraviec, in Bielorussia, mentre faceva ingresso nel cinema dove si teneva un dibattito sul rapporto preliminare delle valutazioni di impatto ambientale delle centrali nucleari bielorusse, nel corso del quale era stato invitato a parlare. Il suo speech era il terzo in scaletta. Andrei fu avvicinato nella hall da militari bielorussi in abiti civili che gli piegarono il braccio dietro la schiena e lo costrinsero a entrare in una macchina, e dovette scontare 7 giorni di galera, nonostante fosse atteso ad una conferenza a Stoccolma.

 I media russi lo definirono come un teppista, ma è difficile immaginare uno scienziato, ex esperto delle Nazioni Unite, con due figli, che si comporta male in uno stato confinante, nella hall di un teatro dove si tiene un evento pubblico nel quale è stato espressamente invitato in qualità di oratore.  Ma si sa: paese che vai, repressione del dissenso che trovi. 

 Se le centrali nucleari sono sicure per chi le costruisce, di sicuro non lo sono per chi le contesta.

Fonte: byoblu.com

Articolo (p)Link Commenti Commenti (1)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
By Admin (from 09/08/2010 @ 15:57:29, in it - Video Alerta, read 2355 times)

Jack, un ex marine, viene inviato insieme a una spedizione sul pianeta Pandora, abitato da una razza umanoide e ricco di risorse minerarie. La popolazione locale vive in completa empatia col pianeta e non ha mai avuto contatti con altri. Il piano degli scienziati è quello di infiltrare militari all'interno della popolazione indigena per poi prendere possesso del pianeta. Ma Jack, e alcuni altri si innamoreranno del luogo e della sua popolazione e cercheranno di impedirne la distruzione.

Ci sono diversi modi di approcciare al commento di un film del genere.
Il primo e sicuramente quello di maggiore rilievo, riguarda il comparto tecnico e la messa in scena complessiva. Ovvio che, dato il notevole dispendio di risorse, siamo di fronte a un lavoro tecnicamente perfetto. Non c'è nulla che non sia stato curato nel più piccolo dettaglio e, di conseguenza, niente è lasciato al caso. Il pianeta e i suoi abitanti sono il meglio che ci si possa, al momento, aspettare dall'accurato lavoro in computer grafica di un manipolo di grossi esperti senza praticamente nessun limite di budget.

La poesia sottesa al concetto di un pianeta in empatia coi propri abitanti ricorda i sogni nostalgici dei figli dei fiori e, in verità rapisce anche un pochino lo spettatore dal cuore non ancora indurito del tutto dalla realtà politica attuale. Inoltre le immagini hanno quel sapore magico e leggermente onirico, che regala il brivido in 3d del videogioco totale.

Insomma siamo dentro il sogno di una natura che ha vinto, prima di svegliarci a colpi di arma da fuoco e scoprire che era solo una vittoria temporanea. Gli americani e in particolare i militari si sa, amano l'ordine e le risorse di un pianeta non possono restare là dove sono originate, devono per forza entrare a far parte di un qualche progetto per arricchire qualcuno.

A questo punto si entra nel vivo della questione se sia lecito o meno aspettarsi qualcosa di più da un siffatto capolavoro tecnico.

Forse è pretendere troppo, ma una trama degna di questo nome ci sarebbe stata più che bene.
Però è anche vero che, di fronte a tale stupita meraviglia solo lo spettatore più insensibile e ingrato si sognerebbe di chiedere anche un senso al tutto. Gli sceneggiatori americani, che non sono mai tenuti in gran conto nella realizzazione di un film, in questo caso danno il peggio nel saccheggio di tutte, ma proprio tutte, le icone storiche e fantasmatiche della storia locale.

Abbiamo nell'ordine: cinquant'anni dopo L'invasione degli ultracorpi, un gruppo di ex marine che decide di far parte di un'esperimento il quale gli consentirà di possedere il corpo di un indigeno e fingere di essere lui, ovviamente col segreto intento di colonizzare il pianeta e impossessarsi delle risorse di cui è ricco. Vi ricorda nulla?

Poi c'è un'invasione a terra con gli elicotteri, stile Vietnam, con tanto di militari cattivi, manca solo la cavalcata delle valchirie e il napalm di prima mattina. La novità in questo caso è che dietro i militari ci sono le multinazionali.

Davvero una gran novità.

Inoltre c'è uno sterminio della popolazione indigena, inizialmente pacifica, che ricorda assai da vicino quello dei nativi americani, un nome carino per definire la popolazione indiana prima che venisse cacciata dalla sua terra e ridotta a sopravvivere nelle riserve. E infine un'esportazione massiccia di democrazia mai vista neanche in Iraq, col conseguente passaggio alle ruspe della foresta amazzonica locale.

I nativi vengono prontamente addestrati alla battaglia, di cui non sospettavano neanche l'esistenza prima di essere invasi, dall'americano buono che ha perso la sua identità abitando il corpo di un indigeno e frequentando una ragazza del posto. Residui di melassa avanzati dal Titanic infestano la parte centrale del film, che però si riprende alla grande nella battaglia finale a colpi di mitragliatrici e con un bel ritorno in grande stile dell'antico eco-vengeance.

Tutto qua. Sarebbe da considerarsi un peccato, se veramente fosse mai stato possibile pensare che una parte, anche piccola, di tutto quello che è stato speso per la realizzazione, potesse andare a uno sceneggiatore. Magari europeo. Uno non così ossessionato dalla storia americana da dover ancora una volta passarla in rassegna tutta per non dimenticare.

Sperando che la gente intanto si beva il fatto che, a volte, ci sono americani buoni che contravvengono agli ordini, in nome dell'amore per qualcosa di cui manco sospettavano l'esistenza: un pianeta pacifico.
Ma tant'è. Adesso se non vogliamo passare per i soliti guastafeste ci tocca dire che comunque il film è bellissimo e merita la visione, cosa del tutto vera. Ma purtroppo questo non esime lo spettatore dal provare una leggera rabbia di fronte all'ennesima presa per i fondelli, mascherata da sentimenti buonisti, e dal desiderio di mostrare l'altra faccia dell'America.

Quella che ha votato Obama. Ma che al momento sta con le braccia incrociate aspettando che i militari finiscano con le ruspe e con l'esportazione di democrazia residua dell'amministrazione precedente. ( Fonte: cinemalia.it)

Autore della Recensione: Anna Maria Pelella

Redazioneonline- Cinema e Spettacoli

Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
Pochi abitanti gentili, un paesaggio indeciso tra mare e montagna, alberi folti degni di una foresta e vegetazione mediterranea che profuma d’estate: sono questi gli ingredienti di Dolceacqua, componenti di una formula magica in grado di trasportare fuori dal tempo, lontani dal mondo. A popolare le case vecchie del borgo antico, fatto di sassi che sembrano rubati al fiume, ci sono poco più di 2 mila abitanti: forse per questo a Dolceacqua, paese ligure in provincia di Imperia, il silenzio è così dolce che si riesce ad ascoltare il gorgoglio del torrente.

Incastonata tra le vie del sale, la Provenza e il Mar Ligure, nel cuore splendido della Val Nervia, la cittadella medievale è infatti percorsa dall’omonimo torrente: su una riva il tempo è rimasto fermo, nella parte dell’abitato che gli abitanti locali chiamano Terra; su quella opposta, invece, si arrampicano le case più moderne del cosiddetto Borgo, lungo la strada che risale la valle.

Prima di arrivare in paese ci si immerge nel paesaggio tipico della Liguria: i gradoni lunghi e stretti carichi di uva, delimitati dai muretti a secco inventati dai contadini di una volta, si impreziosiscono di acini succosi che daranno un vino prelibato, il Rossese di Dolceacqua. Dopo aver attraversato la campagna si arriva in paese, dove un dedalo intricato di stradicciole, i cosiddetti “caruggi”, rivela da subito la funzione difensiva originaria. Le vie acciottolate si arrampicano verso monte o scivolano a valle, intrecciandosi o avventurandosi in stretti cunicoli ombreggiati. Quasi non ci si stupirebbe se si incontrasse un cavaliere, una fata o, nelle sere autunnali, una strega venuta dal bosco.

Le atmosfere tipiche del medioevo sono alimentate dalla presenza imponente del Castello Doria, in posizione dominante sul resto dell’abitato. All’inizio della sua storia, nel XII secolo, si trattava semplicemente di una torre circolare affiancata da un piccolo edificio che ospitava l’ufficio di guardia. Fu il signore locale Stefano Doria, nel XVI secolo, ad aggiungere un bastione speronato e due torri quadrate, e oggi il maniero si presenta diviso in due parti ben distinte: davanti i locali di servizio, le vecchie prigioni e i magazzini; dietro gli ambienti di rappresentanza e il cortile.

Il tessuto sassoso delle strade raggiunge anche diverse chiese suggestive, tra cui la Chiesa di Sant’Antonio Abate del XV secolo, arricchita all’interno dal pregiato polittico di Santa Devota realizzato da Ludovico Brea nel 1515. Da vedere anche la Chiesa di San Giorgio dell’XI secolo, con la cripta contenente le tombe della famiglia Doria; il Santuario dell’Addolorata e, per finire, le rovine del Convento dei Padri Agostiniani realizzato nel XVI secolo.

Un momento in cui Dolceacqua diventa ancor più suggestiva è la festa che si tiene il primo sabato dopo ferragosto: per l’occasione il borgo viene invaso da bancarelle e spettacoli musicali, ma il vero pezzo forte sono i fuochi d’artificio che esplodono nel buio e si specchiano nel torrente in un brulichio di bagliori. Un’altra importante manifestazione è la processione in onore di San Sebastiano, che si svolge la domenica più vicina al 20 di gennaio.

Un’ultima caratteristica irresistibile di Dolceacqua è il clima, di tipo cosiddetto mesomediterraneo. Nel mese più freddo dell’anno, gennaio, la temperatura media registrata si aggira intorno ai 7,6°C, mentre in quello più caldo, luglio, è di circa 22,3°C. Le precipitazioni sono moderate: mediamente piove 55 giorni all’anno e i mesi più colpiti sono ottobre e novembre, quando cadono circa 85 mm di pioggia.

Raggiungere il borgo non è difficile, qualunque mezzo di trasporto si scelga per gli spostamenti. Chi viaggia in auto deve percorrere l’Autostrada A10 Genova-Ventimiglia e uscire a ventimiglia o Bordighera. Da Ventimiglia bisognerà poi proseguire sulla SS Aurelia, quindi sulla Strada Provinciale al bivio per la Val Nervia, dopo Camporosso. Da Bordighera, invece, si continua in direzione Camporosso per poi seguire le indicazioni fino a Dolceacqua. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Ventimiglia, sulla linea Ventimiglia-Genova, mentre l’aeroporto internazionale più vicino è quello di Nizza, in Francia, a circa 50 km. ( Fonte:
 
www.ilturista.info)
Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
By Admin (from 09/08/2010 @ 13:24:22, in it - Scienze e Societa, read 1606 times)

ROMA. Il 40% degli italiani si considera abbastanza bravo a risparmiare quando organizza le proprie vacanze ed il 49% si dice addirittura molto bravo e capace di accaparrarsi tutti gli sconti e le migliori offerte disponibili. Ma la realtà sembra ben diversa. A rivelarlo è il portale Expedia che ha intervistato oltre 500 maggiorenni. La ricerca evidenzia però come gli italiani si caratterizzano per il minor numero di giorni a disposizione per i propri viaggi rispetto agli utenti delle altre nazionalità e per la disponibilità a spendere di più per singola notte di soggiorno in hotel.

I viaggiatori tricolori, sembrano quindi peccare di eccessiva fiducia nelle proprie capacità senza però impegnarsi troppo nell'attività di ricerca e valutazione delle soluzioni più convenienti. L'11% che confessa qualche difficoltà a riguardo, lamenta soprattutto la lunghezza e la difficoltà della ricerca delle migliori offerte all'interno dei siti, non sempre facilmente reperibili (49%). Si tratta di una problematica più sentita dalle donne (56%), rispetto al 39% degli uomini.

Interrogati sui più efficaci accorgimenti per riuscire a risparmiare nella prenotazione delle proprie vacanze, gli italiani identificano come soluzione ottimale nel 64% dei casi la prenotazione con maggiore anticipo (sebbene si distinguano in Europa per l'abitudine a prenotare molto sotto data, in media solo 25 giorni prima della partenza) e per il 61% l'attenta ricerca di offerte e sconti. Segue un 48%, che crede sia più conveniente partire in bassa stagione. A loro avviso le destinazioni più convenienti dell'estate 2010 saranno il mare europeo (39%), seguito dalle capitali europee (18%) e dalle destinazioni italiane (14%).

Fonte: americaoggi.info

Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 

Il 28 luglio 2010 è stata una giornata storica per il movimento internazionale che da anni si batte per il riconoscimento del diritto umano all'acqua. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York è stata ufficialmente presentata da parte di almeno 23 co-patricinatori degli Stati membri e dal Governo della Bolivia una risoluzione intitolata "Il Diritto Umano all'Acqua e all'igiene" che appunto ieri è stata approvata con 122 voti a favore, 41 astenuti e 0 contrari.

 

L'acqua quindi è un "Diritto fondamentale, essenziale per il pieno esercizio del diritto alla vita e tutti i diritti umani". Il testo della risoluzione invita gli Stati membri e le organizzazioni internazionali a fornire risorse finanziarie, a rafforzare le competenze e trasferire tecnologie  in particolare per i Paesi in via di sviluppo. L'obiettivo è quello di aumentare gli sforzi per "fornire acqua pulita, sicura, servizi igienici accessibili e alla portata di tutti". La risoluzione, nella sua parte introduttiva, riporta quelli che soni i dati, purtroppo noti, ripetuti nella circostanza dal rappresentante della Bolivia «Una persona su  otto non ha accesso all'acqua potabile sul nostro pianeta. La mancanza di accesso all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie provoca la morte di tre milioni di persone all'anno. 1,5 milioni di bambini muoiono ogni anno di diarrea, e un terzo di questi decessi potrebbero essere evitati attraverso la creazione di servizi igienici adeguati».

 

Anche se non ci sono stati voti contrari questa risoluzione non ha convito proprio tutti. Stati Uniti, Canada, Regno Unito, l'Australia e la Turchia ad esempio si sono astenuti: a loro avviso la risoluzione potrebbe minare l'iter in corso a Ginevra presso il Consiglio dei Diritti Umani (pare per incongruenze tra i due testi) per costruire un consenso sui diritti legati all'acqua. In realtà probabilmente l'"impegno" è stato ritenuto troppo cogente, ma c'è anche chi si è astenuto per motivi opposti come ad esempio i Paesi Bassi che hanno ritenuto la risoluzione non insistesse abbastanza sulla responsabilità degli Stati nei confronti dei loro cittadini in materia d'accesso all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie. L'Assemblea generale ha poi accolto con favore la decisione del Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite di richiedere un esperto indipendente, che dovrà presentare una relazione annuale in cui indicare i principali problemi nella realizzazione del diritto all'acqua potabile, le carenze sui servizi igienico-sanitari e il loro impatto sulla raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (in particolare Obiettivo n°7). L'esperto, individuato in Catarina de Albuquerque, ha il compito di stabilire un dialogo con i governi, le Nazioni Unite, il settore privato, gli enti locali, le organizzazioni della società civile e istituzioni accademiche.

 

Vedremo se già dai  prossimi appuntamenti, a partire da quello di settembre sugli Obiettivi del Millennio per arrivare fino al Forum mondiale dell'acqua, previsto per marzo 2012 a Marsiglia, questa risoluzione politica molto importante, ma che non ha valore normativo, troverà ulteriore consolidamento. ( Fonte: www.greenreport.it)

Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
By Admin (from 09/08/2010 @ 09:02:21, in it - Osservatorio Globale, read 1488 times)

Crolla del 20 per cento la produzione di grano in Russia per effetto de caldo e della siccità che hanno colpito anche le altre coltivazioni costringendo il centro dell'ex impero sovietico ad estendere il bando alle esportazioni in aggiunta al grano e alla farina anche al riso, l'orzo, avena e mais per garantirsi adeguate riserve interne, dal 15 di agosto alla fine dell'anno. La Coldiretti sottolinea che mentre nelle capitale russa si soffre per lo smog, nelle campagne si contano i danni provocati dal fuoco e dall'ondata eccezionale di caldo.

La maggioranza delle perdite - precisa la Coldiretti - sono dovute alla siccità ma gli incendi che si sono diffusi anche nelle campagne fanno temere ulteriori perdite di produzione. Per far fronte all'emergenza il premier Vladimir Putin - prosegue la Coldiretti - si e' impegnato a fornire aiuti per 10 miliardi di rubli (335 milioni di dollari) e prestiti per 25 miliardi al settore agricolo. Dopo il crollo dell'impero sovietico le imprese agricole pubbliche sono state privatizzate con un aumento della produttività che - precisa la Coldiretti - ha fatto del mercato del grano sovietico un punto di riferimento a livello internazionale anche per gli elevati volumi di esportazione che sono stati pari a 21,4 milioni di tonnellate nel 2009, pari a oltre cinque volte la produzione italiana di grano tenero. La situazione in Russia ha acceso le speculazioni sul mercato internazionale con l'aumento dei prezzi di mais, orzo, riso e soprattutto del grano che in quasi due mesi è aumentato del 60 per cento facendo registrare il piu' rapido incremento degli ultimi trenta anni. La chiusura settimanale di venerdì è stata però in calo dell'8 con le quotazioni del grano per consegne a dicembre 2010 che sono scese a 7,54 dollari a bushel (0,21 euro al chilo) al Chicago Board of Trade, dove - conclude la Coldiretti - sono ora puntati gli occhi per la ripesa settimanale delle contrattazioni di oggi.

Fonte: apcom.it

Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
By Admin (from 08/08/2010 @ 16:56:45, in it - Video Alerta, read 1522 times)

Bruno Michelucci è infelice. Insegnante di lettere a Milano, si addormenta al parco, fa uso di droghe e prova senza riuscirci a lasciare una fidanzata troppo entusiasta. Lontano da Livorno, città natale, sopravvive ai ricordi di un'infanzia romanzesca e alla bellezza ingombrante di una madre estroversa, malata terminale, ricoverata alle cure palliative. Valeria, sorella spigliata di Bruno, è decisa a riconciliare il fratello col passato e col genitore.

Precipitatasi a Milano alla vigilia della dipartita della madre, convince Bruno a seguirla a Livorno e in un lungo viaggio a ritroso nel tempo. Le stazioni della sua “passione” rievocano la vita e le imprese di Anna, madre esuberante e bellissima, moglie di un padre possessivo e scostante, croce e delizia degli uomini a cui si accompagna senza concedersi e a dispetto delle comari e della provincia. Domestica, segretaria, ragioniera, figurante senza mai successo, Anna passa attraverso i marosi della vita col sorriso e l'intenzione di essere soltanto la migliore delle mamme. A un giro di valzer dalla morte, sposerà “chi la conosceva bene” e accorderà Bruno alla vita.

Č cosa nota ma è bene ribadirlo. Se si cerca un erede convincente della grande tradizione della commedia all'italiana, quello è indubbiamente Paolo Virzì. Lo è per attitudine, scrittura, sguardo. Per la modalità di immergersi nell'anima vera e nera del nostro paese, producendo affreschi esemplari e spaccati sociologici precisi.

Archiviata la Roma dei call center e della solidarietà zero (Tutta la vita davanti), il regista livornese torna in provincia con una commedia drammatica e col professore depresso di Valerio Mastandrea, che spera un giorno di “ingollare” quella madre che non va né giù né su ma che ugualmente suscita un'irresistibile attrazione.

Indietro nel tempo e al centro del film c'è allora una mamma, l'affettuosa e “disponibile” Anna di Micaela Ramazzotti, idealmente prossima alla Adriana di Antonio Pietrangeli (Io la conoscevo bene), sedotta dalle persone e dagli avvenimenti ma trattenuta e contenuta dall'amore filiale. Se Adriana fosse sopravvissuta alle malignità di un cinegiornale e a un volo dalla finestra della sua camera, avrebbe adesso due figli e un cancro nella Livorno e nel cinema di Virzì.

Perché Anna, mamma negli anni Settanta, è come Adriana vittima del torpore psicologico della provincia e della diffusa incomprensione maschile, da cui non sono immuni il figlio e il marito. A interpretarla nel tempo presente e nel letto di un hospice, centro di accoglienza e ricovero per malati terminali, è appunto Stefania Sandrelli, che trova per il suo personaggio (tra)passato un destino più dolce.

La prima cosa bella nel film di Virzì è proprio il personaggio di Anna che, libera e priva di pregiudizi, vive in uno stato di perenne disponibilità nei confronti della vita, offrendo agli uomini quello che può e ai figli quello che sente.

Dotata di un'autenticità insolita e una femminilità impropria in un mondo di persone “normali”, Anna è insieme amata e invisa al figlio, che ripudia il candore scandaloso della madre e trova rifugio senza pace nella fuga.

Rientrato suo malgrado nella vita di provincia come un adolescente dopo l'ennesima evasione, Bruno indaga un'unità difficile da trovare dentro i silenzi e il dolore compresso.

La famiglia rappresenta allora il cuore della commedia, condita con robuste iniezioni di popolarità e ghiotte cadenze toscane, dentro il quale ci tuffa e si tuffa il figlio dolente di Mastandrea, incontrando i fantasmi del passato e contrattando il proprio posto nel mondo.

La prima cosa bella si appoggia su un coro di attori efficaci nel sapere stare dentro e fuori i personaggi, finendo per dare forma a una felice e insieme scriteriata idea di famiglia. Dalla meravigliosa inadeguatezza di Mastandrea deriva poi l'equilibrio tra ironia e malinconia che è la cifra di una commedia colma di sentimenti e spoglia di sentimentalismi. ( Fonte: cinemalia.it)

Autore della recensione: Marzia Gandolfi

Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
By Admin (from 08/08/2010 @ 13:05:58, in it - Osservatorio Globale, read 1366 times)

Questa estate 6 italiani su 10 non andranno in vacanza. Chi rinuncia e' il 58% dei nostri connazionali, contro il 42% che ha invece deciso di partire.

Secondo i dati di una recente indagine del Censis, a partire sono soprattutto i giovani (18-34 anni: 53,6%), meno gli anziani (65 anni e oltre: 37%), soprattutto i residenti del Nord-Ovest (54,8%) e del Nord-Est (42,6%), meno al Sud (30,8%). Il dato di chi prevede di partire si alza ancora tra le coppie con figli (48,6%) e tra i residenti delle grandi citta' (il 45,7% nei centri con oltre 150mila abitanti).

Anche il livello economico delle famiglie conta: se solo il 17,9% di quelle con redditi bassi si permettera' una vacanza, il dato sale al 46,1% tra il ceto medio e al 69,9% tra quanti dispongono di redditi elevati.

In base alle previsioni del Censis, l'11,5% degli italiani effettuera' una vacanza lunga in Italia, il 23,6% un soggiorno breve entro i confini nazionali, il 2,6% una vacanza lunga all'estero e il 4,7% una breve oltre confine.

Rispetto alla scorsa estate, c'e' la tendenza a ridurre la durata del soggiorno, sia per i viaggi in Italia che all'estero. Aumentano solo le vacanze brevi entro i confini nazionali (si passa dal 18,1% al 23,6% degli italiani), mentre le vacanze lunghe in Italia passano dal 16,7% all'11,5%.

Fonte: asca.it

Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
By Admin (from 08/08/2010 @ 12:48:41, in en - Video Alert, read 2127 times)

Scrubs is an Emmy and Peabody Award-winning American situation comedy/comedy-drama created by Bill Lawrence and produced by Touchstone Television that premiered on NBC. Theme of Scrubs focuses on the professional and personal lives of several characters working at Sacred Heart Hospital, a fictional teaching hospital. It uses first-person narration, verbose characters, segues between subplots, fast pace, and surreal escapism counterpointed by poignant pieces where the characters address how doctors deal with real issues relating to the practice of medicine and their personal lives.

Source: watchshowsonline.tv

Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
Ci sono 7473 persone collegate

< aprile 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
         
             

Titolo
en - Global Observatory (605)
en - Science and Society (594)
en - Video Alert (346)
it - Osservatorio Globale (503)
it - Scienze e Societa (555)
it - Video Alerta (132)
ro - Observator Global (399)
ro - Stiinta si Societate (467)
ro - TV Network (143)
z - Games Giochi Jocuri (68)

Catalogati per mese - Filed by month - Arhivate pe luni:

Gli interventi piů cliccati

Ultimi commenti - Last comments - Ultimele comentarii:
Now Colorado is one love, I'm already packing suitcases;)
14/01/2018 @ 16:07:36
By Napasechnik
Nice read, I just passed this onto a friend who was doing some research on that. And he just bought me lunch since I found it for him smile So let me rephrase that Thank you for lunch! Whenever you ha...
21/11/2016 @ 09:41:39
By Anonimo
I am not sure where you are getting your info, but great topic. I needs to spend some time learning much more or understanding more. Thanks for fantastic information I was looking for this info for my...
21/11/2016 @ 09:40:41
By Anonimo


Titolo





30/04/2024 @ 04:11:29
script eseguito in 691 ms